giovedì 30 dicembre 2010

ride



La tu saliva e' buona, le tue labbra hanno un gusto delicato, il contatto con la tua pelle nuda mi scarica brividi che, come fulmini, si abbattono violentemente nelle terminazioni nervose. Ho esagerarto con il vino, ma perche'? e' cosi. Si, e' cosi. Nell'esagerazione nasce l'embrione, la scintilla dello scorrere.
Avanti, sempre cosi, non importa dove, avanti!, con il vento contro o a favore, ma che importa!, la sua carezza e' fonte di dolcezza. La bellezza, nelle sue indecifrabili forme, si modella nella mia mente che, libera, fluttua danzando in una densa sostanza oliosa.

I ride through the city's backsides
I see the stars come out of the sky
The bright and hollow sky
You know it looks so good tonight.


Nel silenzio, le labbra bagnate scivolano timidamente le une sulle altre, i tuoi capelli d'oro cadono come sabbia tra le dita della mia mano, il calore dei corpi si uniforma in un affanno singhiozzato. Il ricordo violento, il braccio in catena, la testa si reclina all'indietro, la debolezza dei sensi precipita e lascia spazio all'estrema potenza dell'immaginazione, cosi gli occhi si rivoltano all'indietro mostrando il loro bianco di morte, e finalmente, le terminazioni nervose festeggiano la loro euforia indotta, meritata, l'insaziabile stimolazione dell'indefinito e' concretizzata in un momento in cui il tempo non ha significato ma che, come una terribile ondata, si scarica su scogli gommosi, caldi, in un mondo che va oltre le tre dimensioni.

Oh, the passenger,
How, how he rides
Oh, I am the passenger!



Nulla vale piu' di tutto questo.


So let's ride and ride and ride and ride



Neelps

lunedì 6 dicembre 2010

Brindisi




I frattali, nella loro bastarda coerenza insistente, governano il mondo, con infinite contraddizioni.

Terroristi mediatici,
Immigrati assassini,
Governi ubriachi.

Le transazioni finanziarie determinano la salute di una nazione e le sue banche,
sono le Chiese del nuovo millennio.

Un brindisi per il BailOut, per Finmeccanica, per MBDA.

Un brindisi per la Morgan Stanley, per Merrill Lynch, per Goldman Sachs, per JP Morgan e per tutte le rispettabili banche d'affari.

Un brindisi per Hillary Clinton e il suo 'Labour Party'.

Un brindisi per la polizia di Brescia ed il suo questore.

Un brindisi per Vladimir Putin e per tutti i suoi amichetti.

Un brindisi per la Chiesa Cattolica e per il suo illustre Papa.

Un brindisi per i bergamaschi, che possano vincere la loro lotta contro gli invasori stranieri.

Un brindisi per tutti i terroni del sud italia, che possano liberarsi della concorrenza spietata delle nuove razze.

Un brindisi per la grande Democrazia, che possa portare pace ed eguaglianza con il suo marketing made by MBDA.




Che lo scorrere di tutto questo vino, come sangue fresco, sia altrettanto doloroso.


Neelps

domenica 7 novembre 2010

Non ce la faccio piu' !!




Non ci riesco piu'!
E' l'estenuante sforzo di soffocare qualcosa che continua a vivere.
Non ci riesco piu', spingo con forza, gli tengo la testa sotto l'acqua, vedo le bollicine salire e la vita trasalire.
Ma non muore. Lo sforzo e' estenuante e mi sfinisce, non ce la faccio piu'.
E' forse ora di lasciarlo andare?

Perche' continua a respirare?
Il pianto rompe l'ostinazione e come un bambino vuole lasciarsi andare e cercare protezione nel grembo materno.

Non metto piu' la cravatta da qualche mese.
Non ho piu' sorrisi convenevoli.
La rabbia me la si legge chiara in viso.

Le persone se ne sono accorte, ma non mi interessa, voglio piangere e liberarmi dal nodo insostenibile che mi stringe il collo.

E' tempo di lasciare andare.
E' tempo di sputare su chi se lo merita.
La rabbia deve tornare a graffiare senza rimorsi, chi non si merita attenzione deve soccombore sotto un'attacco furibondo, incessante.

Non vi sopporto piu'.
C'e' un punto in cui all'arroganza bisogna rispondere con la forza, senza sosta, come animali rabbiosi bisogna scagliarsi contro questo orgoglio barbaro di qualche homo che non e' ancora arrivato ad essere sapiens e che crede di essere chissa chi' per il suo suv pagato a rate. Ma chi cazzo sei?
Ma chi cazzo te la conferisce quell'aria spavalda da scimmia buzzurra? Come cazzo ti permetti di puntare il dito verso persone il cui spessore umano non e' nemmeno quantificabile nei tuoi confronti? Coglione d'italiano, zappavi la terra e mungevi le vacche fino a qualche decennio fa, qualche migliaia di euro, non ti conferiscono la superiorita' umana nei confronti di altre etnie.

Oggi, una ragazza sudamericana, dai lineamenti indios, non so come, ha fatto risorgere in me la rabbia.
Con la sua gentile umilta', inaspettatamente, mi ha fatto un'enorme regalo.

GRAZIE.


Poi,
ho vomitato.

I succhi gastrici hanno eroso le corde vocali.
Mi piacciono cosi, sono particolari, suonano alla Janis Joplin, di quella rabbia graffiante, che non passa inosservata.


Take another little piece of my heart now!
Oh, oh, break it!
Break another little bit of my heart now, darling
Oh, oh, have a!
Have another little piece of my heart now,
You know you got it if it makes you feel good,
Oh, yes indeed.




Cosi, oggi devo lasciare andare, perche' non ce la faccio piu'.


Neelps

lunedì 25 ottobre 2010

La completezza incompleta

Oggi piove a Milano, tutte le strade sono bagnate e piene di pozzanghere. Fa anche freddo qui, a Milano. Mentre tornavo a casa dal lavoro ripensavo ad una discussione su di un blog che seguo abbastanza spesso (Chiara di Notte).

E cosi, questi pensieri, la pioggia, le pozzanghere ed il freddo hanno riportato alla mente una bellissima fotografia. Seppur forse bellissima non sia il termine piu' appropriato per definirla. Cosi girando su internet ho trovato un "fotomontaggio" che mixava tutto quanto assieme (pozzanghere, freddo e altro...) e ho deciso di copiarlo perche' e' una di quelle immagini capace di strapparti uno di quei sorrisi con un forte retrogusto amaro.

Nella copia pero' e' accaduto qualcosa di singolare e spontaneo.

Per disegnare un viso, solitamente traccio due linee perpendicolari e ci disegno attorno la forma del viso neutro. E' un gesto che faccio senza pensarci, fa parte del processo implicito del disegno, sono le linee guida che poi vengono cancellate dalle linee che formano cio' che si vuole rappresentare.

Ma questa volta credo che il disegno debba essere lasciato cosi, perche' la sua incompletezza ne completa il significato.

Siccome sono anche un po sentimentale, vorrei metterci un sottotitolo, forse avrei dovuto scriverlo direttamente sul disegno, per ora va bene cosi.






The answer, my friend, is blowin' in the wind...





Neelps

giovedì 9 settembre 2010

Milano Vogue Fashion Out Night


Le pupille si dilatano velocemente, l'alcool scorre proporzionalmente alla voglia di abbandonarsi a qualcosa di sconosciuto. Bisogna scandirlo bene, il grido furibondo, insensato, liberatorio.
v a f f a n c u l o.
Barcollo per le via di questa spocchiosa citta', via verri, via della spiga, via manzoni.
Ogni negozio, eblema del superfluo ha qualcosa da offrirti con cui ti corrompe lo spirito, l'anima, il tutto. L'effimero e' la corruzione totale del corpo che, in preda ai dolci effetti dell'alcool, si abbandona piacevolmente cullato da una sensazione di torpore eterno, abbandonando tutto cio' che e' razionalmente corretto.

Per le strade camminano demoni bellissimi, su tacchi a spillo, con pantaloni aderenti, lasciano scoperte quelle parti cosi sensualmente attraenti da provocare un turbino di sensazioni incontrollabili. Pettinature alla Lady Gaga, occhi dolci, capaci di stregarti il cuore fino alla morte. Ti conducono, in accoppiata con Bacco, al caotico piacere del vizio.

Sguardi ammiccanti, profumi speziati, dolcissimi, colpiscono il cuore come dardi avvelenati, come il morso di un serpente velenoso, provocano spasmi muscolari di un dolore acido e profondo.

Cosa si nasconde dietro queste creature cosi dolcemente decorate, cosa, nel loro animo profondo, e' soffocato dai brand del made in italy?

Zegna, offre dello spumante buonissimo, in bicchieri da intenditore con mandorle fresce dal sapore naturale e dolce. Una fotografa, con il suo sguardo ruggente mi passa accanto, mora, nel suo aspetto ingiustamente meraviglioso lascia un solco permanente nel mio inerme cuore.
Giorgio si fa fotografare con invidiosi sognatori di un successo bramato che mai gli sara' riconosciuto. Una Cucinotta tutta agghindata entra sul retro di via Manzoni, con la sua guardia del corpo, raggiunge il Re della moda milanese e, circondato nel suo emporio del lusso, accecanti flash partono a raffica rimbalzando velocemente per i numerosi specchi fino a morire nel nero profondo.

Dentro e fuori.

Vecchi nauseabondi mostrano con disinvoltura i loro oggetti del giorno, giovani ragazze, bellissime, con occhi di ghiaccio, gli si trascinano attorno come fossero cagne selvatiche addomesticate.

Ecco Milano, nel suo inutile splendore, brillare di quella luce artificiale, artefatta, drogata.

Nuotare negli effetti dell'alcool.

I sensi si svuotano del razionale senso di soffocamento.

Piu' ingerisco questo spumante gratuito offerto dai famosi brand del made in italy, piu' arrivo a toccare il mio eden. Ma la mia sazieta' non raggiunge la sua completezza, desidera i corpi, uno dietro l'altro, di questi splendidi animali decorati, dolci.
L'estetica del bello, non conosce sazieta'.

Desidero fare da parte la frangetta mora e scoprire quel meraviglioso occhio vestito di blue pastello. Il profumo del suo corpo e' un misto tra incenso e un aroma preziosa. Il suo calore, in questa giornata di un triste settembre, e' un attrazione irresistibile.
Le sue mani.
Le sue braccia, esili e innocenti, attendono di essere accarezzate.
Veste uno strofinaccio di una seta finissima, made in China, ma brandizzata Armani.

La cenere cade a terra, trascinata con forza dalla gravita'.
Brucia il tabacco, lasciando dietro di se', disegni volubili che si dissolvono velocemente.

L'incontro delle labbra sulle labbra ha un effetto devastante, l'alcool deve scorrere nelle vene, perche' apre i recinti ad un essere ignoto. L'umido della saliva, il tessuto setoso, il girovita caldo.

Non c'e' ragione per il razionale.
Non c'e' nulla da comprendere, non c'e' senso che puo' essere compreso appieno quando si padroneggia la razionalita'.

Il tutto deve essere irrazionale.
Devo avere tutto fuori dal mio controllo.
Amo giocare con il caso.

Il chaos partorisce l'imprevedibilita', la gioia.

Diffido di chi, ama tenere sempre tutto sotto controllo.

Cammino barcollando, nei cunicoli sotterranei della Milano Vogue Fashion.

Out there in the city, quali limiti?, arroganti ignoranti!, mangiate biada nei vostri stretti recinti.
Pascolano beati, loro! nella loro illusione di liberta' inviolabile, il loro libero arbitrio, nulla e' se non l'illusione di un brand luccicante.
Come stupidi pesci abboccano ad ogni luccichio in movimento.

Bevi l'ultimo bicchiere di bollicine made in France. Stupido idiota!

Cosi voglio essere, stupido ed idiota.
Nella mia felicita' apparente, vera o irreale che sia, perso in un campo senza limiti, in una dimensione inconsistente di una geometria irreale.
Fluttuo nel vuoto, dove i sensi non hanno potere, ogni bussola e' senza magnete.

Non vedo piu' nulla, solo luci colorate, indistinte, occhi meravigliosi, abbiamo una bellissima random walk, urtiamo il calore di altri corpi in cerca del loro rainbow, tutto si mischia in una unica miscela colorata, calda, fresca, senza senso.

Rimane solo il gusto ed il calore delle mia labbra sulle tue.
Ed il vento, che amico, ci accarezza con cura.


Neelps

martedì 7 settembre 2010

Imbrattare!

Goccie rosse cadono,
caotiche,
violente,
decise.

La vernice imbratta la tela del suo sangue ruvido.

Pennellate nere, dense come fango, solcano la bianca innocenza di un dipinto straziato. Disegnano esili ombre sinistre che, come fumo, svaniscono nel vuoto.

Brandelli grumosi, sfilacciati, vestono i timidi spazi bianchi.

Solchi decisi, di un pennello senza vita, compongono il terrore in quattro lettere.


Rosso come il sangue che sgorga da una vena bucata, schizza copioso, esplodendo in disegni caotici racchiusi in uno spazio euclideo. Lettere nere sovrastano prepotentemente, soffocandolo, il giallo di una vita alla catena. Esili figure, come vessilli di morte, sorvegliano il recinto invalicabile della speranza che, sconfitta, danza compulsivamente in uno spazio troppo stretto.

Pain.

sabato 14 agosto 2010

Lullaby

14.8.2010
Milano

Sta piovendo, sembra una giornata di fine settembre quando il cielo blu, ormai in agonia, lascia il suo trono al nuovo pretendente. Cosi, in questa giornata vuota ed inconcludente, volevo scrivere qualcosa su questo disperato blog, ma poi mi sono detto, che cosa e' un blog? un insieme di contenuti testuali e multimediali, quindi, una volta tanto, perche' non postare qualcosa di multimediale? Perche' ricorrere sempre alla scrittura?

Ecco allora, questo post multimediale, diverso dagli altri, timido, magrolino, raffreddato, tremante e forse, ridicolo.

Una versione lenta, forse troppo, senza grinta, rassegnata, dei Velvet Underground, sussurrata e sicuramente piena di errori, ma la qualita' dell'esecuzione non e' d'interesse adesso, il catturare quell'attimo di vita, quegli istanti particolari di questa giornata, a questo dono la mia attenzione, purtroppo il microfono che ho usato non e' stato in grado di catturare la dolce pioggia in sottofondo e la qualita' audio e' quella che e', buona la prima, cosi, tutta d'un colpo. Un timido scusa a tutti.

Lullaby, mi pare una buona ridenominazione dell'originale.



;)
Neelps

lunedì 26 luglio 2010

Frammenti USAti - parte I

July 13, 2010
Mar Vista, LA

We will,
we shall.

Verso le 8 di sera, la giornata inizia la sua agonia, soffocando lentamente.La gente affolla le piazze e le strade, come avvoltoi sulle carcasse di animali morti, ne strappa la carne con voracita', si affanna e si ingozza fino a raggiungere i primi conati di vomito. Poi rigetta in terra la poltiglia mal masticata unta di succhi gastrici.

Sulla Pacific Ave, nei pressi di Venice, si vedono i locali colmi di persone orgogliose di trasformare in alcool i loro biglietti verdi. I turisti spensierati camminano tranquilli, immersi in un american dream a breve scadenza, tra questi qualche europeo, la cui puzza di superiorita', si sente a decine di passi di distanza. Alla fine della Washington, nei pressi dell'entrata dell'interstatale 405, c'e' un'edificio abbandonato. Li lavoravano circa una quarantina di persone. A qualsiasi ora della notte, c'era sempre un ufficio con le luci accese. Una ventina di ingegnieri venivano da due delle migliori universita' del mondo, l'MIT e l'UCB. Adesso l'erba cresce alta davanti alla porta d'ingresso, con arroganza segnala il territorio, cosi come un cane randagio che piscia urina acida. La bouganville, con la sua gentilezza, si e' impossessata della parete owest. L'edificio e' vuoto, se ne percepisce l'urlo, terribile, provenire silenzioso come un sussurro malvagio nella buia notte.

Sulla San Diego Fwy, si scorre veloci, e' un brivido indescrivibile, e' tagliare la citta' come fosse burro. Si ha come la sensazione di aver lasciato indietro degli amici, a quello che e' un fosco destino, senza mappa, in un labirinto stregato.

E' il marinaio che parte, lo sguardo all'orizzonte, il vento tra i capelli e i rimorsi, tutti, indietro sulla terra ferma.
E' la fuga senza meta.

L'uscita su El Segundo Blvd riporta la nave presso la costa, al semaforo dei ragazzi con la tavola sotto braccio riportano i pensieri a bruciare adrenalina pura come quando il pittore mischia il suo bianco acrilico al nero. Rabbia e felicita' lottano tra loro nella perenne indecisione.

Che cosa rimane?
Un onda che monta all'incontro del suo break point ma che poi, inesorabilmente crolla infrangendosi sulla lunga spiaggia morbida. Ed un ragazzo che, per un attimo, guadagna il suo momento di gloria, lassu', fuggendo e tagliando con la tavola, l'infinito azzurro.

Il sole, da queste parti, quando muore, riversa il suo sangue nel cielo limpido.

Overcome.


Neelps

domenica 4 luglio 2010

Pensieri solitari



La bellezza e' timida.
Come una giovane puttana
che presenta il conto al suo distratto amante.
La vergogna,
come una serpe,
si muove veloce nei lucidi occhi.



domenica 13 giugno 2010

domenica 6 giugno 2010

La necessita' dello schizzo


Sentire la grafite nera, spalmarsi, sensualmente sulla carta, e' una sensazione che non e' facile da spiegare ne' da comprendere. La senti sotto di te, frantumarsi, gioire di piacere mentre si unisce carnalmente alla carta, si consuma, si colora, l'affanno cresce, inesorabile, gradualmente, verso le forme modellate fino a scoppiare in quello che si definisce schizzo, draft, sketch.




Neelps ;-)

No! e' morto, ancora!


Cazzo, non e' possibile.
Stava bene ieri sera. L'ho visto sguizzare vispo nella vaschetta. L'ho nutrito come al solito e l'ho visto "cibarsi" correttamente.

Avevo dei pesciolini, ma continuano a morire! perche'?!

Una volta uno, di quelli rossi, si e' addirittura suicidato balzando fuori dalla vaschetta, lo ritrovai la mattina sul pavimento primo di vita con gli evidenti segnali di una lenta morte da soffocamento.
L'acqua sparsa in giro mostrava con quale atrocita' aveva affrontato l'innato istinto di sopravvivenza, dimenandosi furiosamente, dal profondo dolore provocato dalla mancanza di ossigeno.

Questa mattina mi sono svegliato e l'ho trovato a pancia in su, che galleggiava, immobile, con gli occhi sbarrati, privi di vita nell'acqua limpida. Chissa' quale dolore l'ha colto nella notte silenziosa, un grido inascoltato, mentre tutti dormivano, i suoi occhi lentamente, si spegnevano, soli.

Privi di vita, nell'acqua limpida.

Non gli avevo dato ancora un nome, cosi e' morto, senza nome.

Ma perche' muoiono cosi facilmente questi eleganti esserini?

In vita era bellissimo, con la sua coda lunga e nera, sfilava nella vaschetta con l'eleganza e la gentilezza che solo un pesce puo' avere. Ma da morto, sembrava una poltiglietta nera insignificante, scialba, una macchia d'inchiostro da rimuovere, nella rotta armonia dell'acqua.


Ho pulito la vaschetta e l'ho riempita ancora con dell'acqua fresca, vederla li, nel suo splendore cristallino, ma vuota, ha un qualcosa di artistico, e' un dardo che ti attraversa il corpo, i sensi e la mente, e' l'emblema della purezza, immobile, scontata, e' la prua della nave, senza il suo goffo albatros.

Neelps

domenica 23 maggio 2010

Via Padova e' meglio di Milano

Questo pomeriggio sono stato alla festa di via Padova, uno dei luoghi piu' discussi di Milano.
Ho fatto una passeggiata breve, per sentire il caldo sole estivo sulla pelle. Devo dire la verita', questa festa mi ha fatto una gran pena, mi ha lasciato l'amaro in bocca. Qualcosa di desolante e sinistro girava nell'aria. C'era davvero poca gente, pochissimi italiani, qualche straniero del quartiere che girava incuriosito.

Molti di quelli che ho incontrato erano vestiti dalla festa, con vestiti vecchi, male abbinati, messi assieme in qualche modo. Non brillavano certo per eleganza, ma a volte l'eleganza si esprime con ben altro che degli straccietti di stoffa. Mi hanno colpito gli occhi, alcuni si guardavano attorno, spenti, in cerca di qualcosa che non c'era. E' come quando inviti gli amici alla tua festa di compleanno e nessuno si presenta. Ma c'e' stata bimba che saltellava qua e la', e con gli occhi brillanti ed il suo velo tirava la sua mamma per mano.

Forse ingenuamente, mi aspettavo qualcosa di piu' allegro, mi aspettavo un bel po di gente, mescolata tra loro, con curiosita' e voglia di sapere e vedere questa via Padova cosi tanto discussa negli ultimi fatti di cronaca milanese. Che c'e' che non va in questo quartiere? brama la sua voglia di riscatto nei confronti di una Milano inetta, ancora troppo immersa in quel suo gretto provincialismo italiano.

Forse perche' e' domenica sera, la malinconia mi attrae, e' inevitabile.

Milano non e' una grande citta', nonostante tutte le arie di cui, elegantemente, si veste. E' al piu' un paesotto, ancora lontano dalle sorelle europee. E la sua gente, mezza bigotta e mezza bauscia sguazza nel suo fango, sfoggiando abiti di classe, arredamenti di design con domestici filippini annessi.

Avrei voluto mangiarmi un kebab, era necessario, ma anche troppo energetico per il pomeriggio.
Questo regime calorico da polli, sta interagendo negativamente con il mio umore. Cosi guardando questa gente che ha messo tutta questa buona volonta' per organizzare questa festa, non riesco piu' a mantenermi tranquillo, qualcosa si sta svegliando, e' una rabbia furibonda, primitiva.

Una volta, non molte settimane fa, sono stato in un mercato di provincia, ho sentito questi vecchi farneticare cattiverie gratuite nei confronti di un venditore ambulante straniero che, raccolta la sua roba, si apprestava a scappare dal controllo dei diligenti ometti in tuta blu. Ma questo venditore ambulante, indiano, bisognava vederlo. Era cosi magro ed aveva un viso cosi gentile che non poteva attirare a se', per natura, nessuna forma di odio. Eppure questi stolti, della bella provincia milanese, non si risparmiarono. Loro ed il loro Dio, entrambi analfabeti come capre, alzarono la voce. Quello che mi fece piu' specie fu l'orgoglio, ragliavano con orgoglio, fu un particolare agghiacciante. La bella provincia milanese, che di bello ha solo qualche ragazza, e' colma di questi quadrupedi raglianti, imbeccati da certe altre bestie da soma verdastre, alcuni troppo presi dall'entusiasmo, a volte si spingono fin su in citta'.

Cosi, in questo pomeriggio desolato di via Padova, quel fatto mi e' tornato alla mente, i pochi carboidrati che ho assunto nell'intera giornata hanno fatto il resto. Per fortuna ci sono ancora gli occhi brillanti della bimba mussulmana che, per un attimo, mi hanno scrutato incuriositi, donandomi una pausa di tranquillita'.


Neelps

NB
Questo post e' una schifezza, non ha ne' capo ne' coda, va sistemato, arricchito nella forma e nei colori del linguaggio, va corteggiato con pazienza, racchiude in se' tutta l'impulsivita' dell'ingordo. Ma non lo sistemero' mai.

mercoledì 5 maggio 2010

sabato 24 aprile 2010

Questioni segrete


Ci sono delle cose di me che non amo svelare agli altri.
La prima e' la mia adolescenza, che si porta appresso, indelebili, i ricordi di sensazioni cosi estremamente violente nel piacere e nel dolore da andare al di la' del bene e del male.
La seconda e' la pittura.

Fin da quando ero piu' giovane, ho sempre avuto delle passioni che, negli anni si addormentavano e risvegliavano ad intermittenza, subendo una forza ciclica che non sono in grado di comprendere.
Niente puo' far pensare che io sia bravo, ma non e' importante. Anzi, bravo non lo sono affatto, ma imbrattare una tela bianca mi dona quell'impalpabile sensazione di benessere di cui sono costantemente alla ricerca.

Iniziai con le solite cose, prima usando i pennarelli, poi le tempere, poi ci fu un periodo in cui mi dedicai completamente alla matita. Ma ci fu un momento in cui presi una direzione mia, tagliai completamente con il passato, buttai a macero tutti gli insegnamenti, tutte le tecnica apprese e lasciai spazio all'energia rabbiosa che si nascondeva timidamente nella mia personalita' introversa. Iniziai ad imbrattare la tela, a strattonarla, in modo casuale, pennellando, pasticciando, spalmando il colore in dosi e modalita' fuoriose.

Astratto, fu cosi che giustificai le mie nuove tele, dipinti astratti.

Forse soltanto per mascherare la mia inettitudine verso la pittura tradizionale.
Ma solo cosi riuscivo a nutrire questa bestia affamata che si nascondeva all'ombra della mia mite personalita'.

E' un segreto che custodisco solo per me, perche' e' una cosa mia, che riguarda la mia intimita', che non vuole sentirsi sottoposta al giudizio di nessun'altro oltre che di me stesso.

In questo piccolo spazio digitale, disperso tra la miriade di testi piu' piacevoli, amo scrivere dei miei segreti. Perche' neelps e' soltanto un nessuno, un giochetto di lettere allineate al contrario.
C'e' una sensazione scabrosa nel rivelare una segreto sapendo che rimarra' comunque un segreto, un brivido digitale che non sono in grado di comprendere.

Cosi, dovro' andare in cantina a cercare i rotoli delle mie vecchie tele e chissa', se la visione, dopo tanti anni, sara' in grado di risvegliare quella timida fiammella che brucia silenziosa, da qualche parte, dentro me...

Neelps

domenica 18 aprile 2010

Fuori Salone #1

















MILANO Fuori Salone 2010
Zona Tortona.
E' iniziato.

Hanno ripitturato la passerella di verde.
L'hanno ripulita, orrendo gesto allegorico!

Ma per creare, bisogna prima distruggere.

Zona Tortona e' l'evento piu' bello di tutto l'anno.
E' un insieme di spocchiose stronzate vestite con L'eleganza italiana.
Un evento in cui, travestiti di tutto il mondo fanno capolinea qui, spargendo quell'aurea di saggezza artistica, superiorita' intellettuale che di fatto, raramente, possiedono. Il tutto condito con un enorme afflusso di denaro.

E' il mio evento milanese preferito.
Via tortona diventa un insieme unico di colori, una grande tela, il cui disegno meraviglioso si crea dinamicamente sotto i tuoi occhi. E' la concentrazione del peggio e del meglio, della futilita' e dell'ingegno.

Ragazze bellissime si mischiano nella comune folla, i loro occhi gelati, fanno rabbrividire. Alcool, cocaina ed allusioni voluttuose, scorrono copiose accompagnando i marchi piu' prestigiosi d'Italia.

Milano debella il suo infame provincialismo, accendendosi d'un tratto di mille meravigliosi colori e profumi. Stranieri da tutto il mondo popolano ogni via. Ogni lingua, ogni razza, ogni colore, in un solo, unico miscuglio, sono la linfa vitale del tutto.

Amo la mia citta'.

lunedì 5 aprile 2010

Milano e la sua luce



Volevo andare in un parco oggi, sdraiarmi al sole e stare li, qualche ora, ad ascoltare la citta'. Ma il terreno e' ancora intriso d'acqua e quindi i miei piani sono stati sconvolti.

In questa stagione, il sole a Milano, non fa altro che iniettarmi pensieri malinconici. La luce taglia la citta' dal basso e la fa risplendere di un fascino che ancora non possiede.

Il mio preferito e' parco Sempione, con la giusta dose di stranieri, mi fa sentire al posto giusto.
Uscendo in provincia, la situazione cambia, si incontrano coppie che passeggiano mano nella mano, famiglie con bimbi strillanti, passeggini, seggiole, tavoli, etc.. tutte situazioni che non mi fanno sentire a mio agio. Pochi stranieri, pochissimi singoli. Questa e' una cosa che non comprendo, dove vanno i singoli e le singole? stanno chiusi in casa finche' non trovano l'anima gemella?

Prendendo la 2, si arriva facilmente a Griffith Park, li e' tutt'altra cosa, e' come quando torni da un viaggio di mesi ed entri in casa. Entrando in Little Armenia, dopo l'incrocio con la Franklin si inizia a salire, il quartiere, il clima, il paesaggio cambiano. Con il sole che ti brucia la fronte e ti solca le rughe, qualcosa frulla nello stomaco, come quando, per la prima volta, si da un bacio alla persona amata. Da lassu' si vede tutta la citta', nel suo immenso splendore, nelle giornate piu' limpide si riesce anche a vedere l'oceano dicono, io non l'ho mai visto, tutto si disperde in un colore indefinito poco dopo la US Bank Tower, come se il mondo finisse li dietro.

Una volta sono salito sul Duomo e ho guardato giu'. Ho visto Milano, nella sua nudita'. I tetti e l'architettura disordinata, tipica delle citta' europee, mi ha deluso come la prima volta che vidi la City da un settimo piano di un discreto albergo. C'e' qualcosa di discontinuo nel loro vestire.

Ma oggi non ho alcuna voglia di prendere la macchina, voglio andare a piedi, con i mezzi. I marciapiedi sono di asfalto scuro, che cattura la luce e gelosamente la trattiene a se', come il peggiore degli amanti. Vedo la luce soffrire in questi scuri strati di pece, la strada e' pulita, senza ricordi. Il sole che ti scalda il corpo e' una bella sensazione, specialmente nelle giornate come questa in cui l'aria e' ancora troppo fresca. Mi porto dietro un po di musica, per nutrire quel senso latente di insicurezza che mi nasce dentro.

Cosi cammino per il corso puntando ai giardini di P.ta Venezia. Una volta arrivato non c'e' nulla che riesce a trattenermi, esco dalla parte di palestro e torno indietro seguendo la strada. Ascolto la radio in streaming, absolute classic rock. By the Way, RHCP, ai gia' confusi pensieri si mischiano queste note in modo, direi, indiscreto, se non credessi al caso, mi farei qualche domanda. Ho sempre quella sensazione di non essere nel posto giusto, di dover ricongiungermi con un qualcosa di cui non ho idea. Forse e' sintomatico, forse e' stress o forse e' Milano che non si sa vestire, a dispetto della sua fama.

Pero', dopotutto, anche questa luce, questa imitazione scadente, e' capace di rallegrare un poco lo spirito, finche' non scendera' la notte.

E' tardi, devo preparare la valigia, domani parto, addio Milano con il sole. Magari mi prendo il tempo di salire ancora sul Duomo e guardarti nuda, dall'alto, senza giudicare.

;)

sabato 20 marzo 2010

Pensieri sfuocati 2



Non ci voglio andare.


A lambrate, c'e' un locale, piccolo, dove fanno la birra.Tutti lo conoscono.

Sono stato li l'altro giorno, mi sono bevuto due porpore e una lambratina, finche' i sensi hanno iniziato ad abbandonare quella sicurezza che ottusamente ostentano. Ero li con alcuni colleghi ed ex colleghi. Tra questi c'era una mia ex-collega, una che mi piace molto, non tanto fisicamente, quanto mentalmente. Mano a mano che la timidezza svaniva proporzionalmente alla porpora ingerita, i sorrisi e le mani iniziavano a sfiorarsi con timidezza.

Io la voglio,
lei lo sa,
io lo so.

E' strano come le persone diventino amiche.
C'e' un vento sinistro che striscia tra il malto e l'aria primaverile di via adelchi.


Nell'olio calmo mi cullo, vedo volti famigliari li fuori, mentre io e lei fumiamo soli, raccontandoci pezzi delle nostre vite, i nostri colleghi all'interno ridono, mangiano e bevono, con pensieri innocenti brindando ad un fragile futuro. Torna a casa questa sera, dalla figlia e dal marito, come e' consuetudine che sia. L'aria vibra tra i caotici disegni del fumo. Fa freddo, sento il suo corpo avvicinarsi, la stringo per proteggerla dal vento fresco, un gesto peccaminoso come la fede che porta al dito.

Lei lo sa,
io lo so.

Voglio strappargli un bacio, uno di quelli brevi, che non fai in tempo ad assaporare, che non ti soddisfa, che ti lascia in tensione come la sesta sulla settima, una perenne incapacita' di concludere.

Lei percepisce la vibrazione instabile,
Io anche.

In questo stato di disordine mentale, tutto e' piu' chiaro e felice.
Io non ci voglio andare laggiu', nella campagna desolata, per un lavoro insulso nato da un progetto insulso di persone insulse.

Per tornare a casa, solo, prendo il metro a Lambrate, scendo a Piola, una sola fermata, perche' mi piace la metropoli, mi piace viverla nel suo sottosuolo urbano, mi piacciono i suoi odori, mi piace la sua malata routine, mi piace la cacofonia dei binari.

Percorro strade parallele, per allungare il tragitto e respirare l'aria di questa Milano di fine marzo.
Strani pensieri nascono con euforia crescente nella mia mente ovattata. Nessuno di questi e' in grado di vincere la realta'. Tra un mese o poco meno, dovro' andare laggiu', nella squallida campagna albanese, a fare che? per quanto tempo?
Desidero stringerle le mani alla vita, strappargli un bacio furtivo, veloce, nient'altro.
Dopo le porpore, divento un esile adolescente, in balia delle correnti, senza riferimenti, pronto a buttarsi ovunque ci sia qualcosa che brilli.

La fede al dito brilla, nel sua luminosa cattiveria.
I suoi occhi brillano, nella loro opaca timidezza.
Il boccale di porpora brilla, nella sua ambrata visione del mondo, consegna le chiavi di una lettura, amabile.

Io non brillo, perche' non so piu' come bruciare.
Spargo benzina ambrata ovunque nelle mie vene, per un'immaginaria proiezione di tutto cio' che non sara' mai.


Laggiu' parlano inglese?

venerdì 12 marzo 2010

Pensieri sfuocati



Sento lo stress adosso come sudore sporco.
E' un periodo in cui tutto scorre veloce, male, senza senso alcuno.

Forse mangio pochi carboidrati.

Il nervoso ha conquistato tutto il mio corpo ed io tremo come un fiore percosso brutalmente dal vento. Questa notte, durante uno spazio vuoto, mentre tutte le luci della citta' erano spente ed i suoi abitanti dolcemente addormentati, ho riflettuto su me stesso, e' stato come bere vino dal cartone.


Una sera, percorrendo via tortona, ho attraversato la passerella di ferro color verde. C'era un ragazzo lassu', suonava il suo jazz con la tromba, le luci diffuse e l'odore umido della mia citta' hanno creato un'atmosfera speciale. In lontananza il 29 arrivava lentamente nella sua amabile insicurezza. Un brivido come un lampo, dal basso verso l'alto.

E' una bella citta', Milano.

Al lavoro mi hanno affidato un nuovo progetto, la cui sede ultima sara' in un posto che so a malapena localizzare su una cartina geografica. Un posto dimenticato da dio (e forse anche dagli uomini), in mezzo al nulla, nella piu' sperduta e desolata campagna fangosa. E' cosi che me lo immagino, probabilmente non ci vuole nemmeno il passaporto per andarci. A dire il vero ho anche il dubbio che ci sia l'areoporto.

Cosi, questa notte ho pensato alle alternative, e non ne ho trovate.

La questione dei permessi di soggiorno, mi ha sempre creato fastidi.
Ragazzo cerca ragazza scopo matrimonio per scambio visa.

Pensieri sparsi di una notte senza tempo.
Una Milano senza sole.
Una citta' dove le pozzanghere non riflettono e la gente non sorride.

Bisogna nascondersi, tra la folla, nella sua media si trova l'unica via per la sopravvivenza.
Ma a tratti, ci si ubriaca all'eccesso, barcollando per le strade della citta' mondiale della moda, tra i suoi locali brillanti, le sue luci fredde, i suoi volti patinati, la sua pelle bianca, liscia, cosi bella ed inumana.

Modelle alte e slanciate, tacchettano per il pave' sconnesso di via tortona, volti senza anima, perfetti, asessuati nelle loro forme cosi delicate, lo sguardo insipido di un manichino porta abiti, l'odore fresco di un corpo senza vita.
Ed un foglio a terra, contenente quel che rimane di una poesia, lentamente si squaglia con l'acqua che cade, lacerato dai tacchi bastardi che insistentemente lo calpestano, l'accanimento e' brutale, e come un sogno, svanisce sbranato dalla cattiveria di bellezze impalpabili.

La necessita' di avere qualcosa di piu', e' persa.
E questo vuoto e' anestetizzato da numerosi giri di cocktail colorati, vestiti come innocenti vergini di design made in italy, il cui solo fine e' l'eccesso della quantita'. Desideri di possesso veloce di un corpo appariscente e sensuale, al comando di banconote da cento.
L'eccesso e' necessario, in ogni sua forma, il corpo e' portato al suo limite fisico nella ricerca invana di ricomporre la poesia.


Pensieri abortiti, la cui rabbia stanca si e' accovacciata a guardare i passanti alla dolce interpretazione di somewhere over the rainbow...



Finche' tutto non e' piu' lucido.



Neelps

venerdì 26 febbraio 2010

Il miglior antidepressivo



Ieri sera ho seguito Annozero ed il dibattito sulle droghe. Non ho mai compreso pienamente il motivo per cui, questi dibattiti, siano completamente inutili e sterili.

La droga fa male.
La droga uccide.
Pesanti, Leggere e via dicendo...ogni volta la solita storia.
Tutte cose che lasciano sempre il tempo che trovano.

"La droga e' un ottimo antidepressivo."

Forse qualcuno e' cosi inetto da negare questa verita'?
Chi fa uso di Tavor, Xanax, En e via dicendo non sa forse che queste sono droghe? tutte creano dipendenza. Certo non come Lei, La Regina. Ma perche' Lei e' un qualcosa di superiore. Ed e' qui che qualsiasi dibattito si arena e, in agonia, muore nel silenzio dell'inutilita'.

Ma Lei e' sconvolgente, Lei e' al di sopra di Dio.

Se cosi non fosse che ragioni si avrebbero per infilarsi un ago nel braccio ? Lo potresti fare due o tre volte ma poi? cosa ti indurrebbe a farlo nuovamente se fosse soltanto una cosa buona ?

Meglio quaranta goccie di Xanax, una coperta, un divano ed una vecchia serie TV.

Meglio un po di maria fumata nel tiepido vento primaverile, seduti sui gradini di qualche vecchio monumento, ad osservare con acuta malinconia, tutte le bellezze dell'arte.

Meglio del buon vino, in eccesso, seduti all'aperto, le sere di fine estate, in mezzo al verde ed al profumo dei fiori bruciati dal sole morente.

Eppure, in un disgustoso bagno pubblico, in qualche vicolo buio e sporco, dove l'immondizia si raggruma con il passare del tempo, Lei, non ha rivali.

Ma in questi dibattiti insulsi, nessuno fa mai le domande giuste.


domenica 24 gennaio 2010

Angeli caduti



Oggi ho sconfinato, per vedere la realta' per quella che e'.

Sono andato laggiu',
nel cuore della citta' delle stelle,
dove nessuna luce brilla e dove gli angeli, persi , urlano il loro male.

Degrado e povertà si palpano nell'aria , la disperazione si legge negli occhi dei negri fatti di crack agli angoli delle strade, incappucciati, vagano senza meta per vicoli sporchi di piscio umano, da un isolato all'altro il panorama cambia cosi drasticamente che sembra persino surreale per chi viene dal vecchio continente.

Una ragazza bianca cammina barcollando, ha il viso ricoperto di croste, ciocche di capelli impastati, vestiti imbrattati di sporcizia, la bocca semiaperta e lo sguardo, che conosco, fisso nel nulla. Con se' trascina faticando l'orrendo puzzo della disperazione.

E' una pagina mancante della Lonley Planet, una fotografia da guardare da lontano, lo skyline della 101. C'e' uno strato di luce nera li sotto, soffocata.

E' il black hole,
e' l'imbarazzo dell'american dream,
e' lo Skid Row.
Oggi e' sabato,
downtown e' loro.

Poco piu' in la, sull'angolo con la 4th dei messicani vendono tortillas dal sapore standard, una macchina vecchia e lercia, spara i suoi decibel di musica hip-hop passando lentamente per la strada sconessa, due negri al volante, con lo sguardo di sfida osservano la zona, una vecchia di origini asiatiche cammina affaticata con le sue borse della spesa sul marciapiede di cemento, dei bambini seminudi corrono e scompaiono tra una recizione arrugginita oltre la quale l'erba cresce tra le lastre di cemento con rifiuti e rimasugli di automobili, forse rifugio per qualche homeless disgraziato durante le giornate più fredde di questo ricco stato.
La parete scrostata, la porta multicolore abbandonata a sè stessa marcisce lentamente col tempo che inesorabilmente passa, un USA today ingiallito di chissa quanti mesi fa giace ancora tra il legno e l'inferiata impolverata. La vecchia, forse stanca per il peso che trasporta, si ferma un istante a testa bassa, respira, mi passa a fianco senza nemmeno guardarmi, con il suo peso nell'anima.

Ai margini della strada c'e' una bottiglia di plastica schiacciata, consumata, ha il tappo rosso e sull'etichetta sgualcita e scolorita riesco ancora a leggere Coca-Cola.

Sospiro, penso alla vecchia cinese, pronuncio a bassavoce, nel mio cattivo inglese, "proud to be american", sorrido e torno dove gli angeli non sono caduti, dove finalmente posso ubriacarmi d'illusioni, vedendo concretizzati i miracoli economici del capitalismo occidentale.

Neelps