venerdì 12 marzo 2010

Pensieri sfuocati



Sento lo stress adosso come sudore sporco.
E' un periodo in cui tutto scorre veloce, male, senza senso alcuno.

Forse mangio pochi carboidrati.

Il nervoso ha conquistato tutto il mio corpo ed io tremo come un fiore percosso brutalmente dal vento. Questa notte, durante uno spazio vuoto, mentre tutte le luci della citta' erano spente ed i suoi abitanti dolcemente addormentati, ho riflettuto su me stesso, e' stato come bere vino dal cartone.


Una sera, percorrendo via tortona, ho attraversato la passerella di ferro color verde. C'era un ragazzo lassu', suonava il suo jazz con la tromba, le luci diffuse e l'odore umido della mia citta' hanno creato un'atmosfera speciale. In lontananza il 29 arrivava lentamente nella sua amabile insicurezza. Un brivido come un lampo, dal basso verso l'alto.

E' una bella citta', Milano.

Al lavoro mi hanno affidato un nuovo progetto, la cui sede ultima sara' in un posto che so a malapena localizzare su una cartina geografica. Un posto dimenticato da dio (e forse anche dagli uomini), in mezzo al nulla, nella piu' sperduta e desolata campagna fangosa. E' cosi che me lo immagino, probabilmente non ci vuole nemmeno il passaporto per andarci. A dire il vero ho anche il dubbio che ci sia l'areoporto.

Cosi, questa notte ho pensato alle alternative, e non ne ho trovate.

La questione dei permessi di soggiorno, mi ha sempre creato fastidi.
Ragazzo cerca ragazza scopo matrimonio per scambio visa.

Pensieri sparsi di una notte senza tempo.
Una Milano senza sole.
Una citta' dove le pozzanghere non riflettono e la gente non sorride.

Bisogna nascondersi, tra la folla, nella sua media si trova l'unica via per la sopravvivenza.
Ma a tratti, ci si ubriaca all'eccesso, barcollando per le strade della citta' mondiale della moda, tra i suoi locali brillanti, le sue luci fredde, i suoi volti patinati, la sua pelle bianca, liscia, cosi bella ed inumana.

Modelle alte e slanciate, tacchettano per il pave' sconnesso di via tortona, volti senza anima, perfetti, asessuati nelle loro forme cosi delicate, lo sguardo insipido di un manichino porta abiti, l'odore fresco di un corpo senza vita.
Ed un foglio a terra, contenente quel che rimane di una poesia, lentamente si squaglia con l'acqua che cade, lacerato dai tacchi bastardi che insistentemente lo calpestano, l'accanimento e' brutale, e come un sogno, svanisce sbranato dalla cattiveria di bellezze impalpabili.

La necessita' di avere qualcosa di piu', e' persa.
E questo vuoto e' anestetizzato da numerosi giri di cocktail colorati, vestiti come innocenti vergini di design made in italy, il cui solo fine e' l'eccesso della quantita'. Desideri di possesso veloce di un corpo appariscente e sensuale, al comando di banconote da cento.
L'eccesso e' necessario, in ogni sua forma, il corpo e' portato al suo limite fisico nella ricerca invana di ricomporre la poesia.


Pensieri abortiti, la cui rabbia stanca si e' accovacciata a guardare i passanti alla dolce interpretazione di somewhere over the rainbow...



Finche' tutto non e' piu' lucido.



Neelps

2 commenti:

  1. Per essere un uomo di scienza, scrivi da Dio. E' una poesia questo post. Non ho idea se te ne rendi conto.
    Mi hai trascinato con te...ho visto e sentito le stesse cose. Brrr

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  2. Grazie Nicole, sei molto gentile.
    Anche se non credo di essere molto bravo :) insomma non credo nemmeno di padroneggiare molto bene l'italiano a dire la verita'... :-)
    ciao !!

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